Uno strappo che non si ricuce

Evidente la frizione tra mister e parte dello spogliatoio. Con un ambiente in ebollizione

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Petrone06Già sabato gli spettatori più attenti – al di là della splendida lezione tattica impartita dal Crotone – avevano avuto una strana sensazione. Francesco Bellini a fine gara aveva parlato non a caso di nervosismo incomprensibile. E lunedì il pranzo riservato tra presidente, direttore sportivo e allenatore probabilmente era mirato a carpirne le ragioni.

Ieri sera Ascoli di scena al Partenio per una sfida delicata contro un Avellino a digiuno di vittorie da 45 giorni. La lettura delle formazioni lasciava spazio allo stupore. Ben otto avvicendamenti tra gli undici titolari, quasi fosse l’Ascoli B chiamato a districarsi in un fastidioso impegno infrasettimanale di coppa Italia di Lega Pro. Poco credibile la motivazione dei problemi fisici per giustificare una rotazione così massiccia degli effettivi. La chiave di lettura è lì, e non può essere ignorata. Una chiara sfiducia del mister nei confronti dei senatori.

Dopo un buon avvio, alla prima difficoltà i bianconeri si sono squagliati al cospetto di un avversario tutt’altro che irresistibile. Anche per via di due svarioni di uno dei difensori più esperti, quel Canini che nel proprio curriculum vanta 216 gettoni di presenza in serie A.

Al triplice fischio del signor Marini, dopo il rituale cerchio a metà campo, Petrone ha imboccato a testa bassa la via degli spogliatoi mentre i giocatori si sono recati sotto il settore dov’erano sistemati i 150 tifosi al seguito. Comprensibilmente inferociti. Bonus finiti, per la squadra e soprattutto per il mister, aspramente contestato anche durante l’incontro. Qualche minuto più tardi anche Lovato e Marroccu andavano a chiedere scusa agli ultras bianconeri. Una situazione inverosimile se rapportata alle ore 22,20 di domenica 11 ottobre, al termine dell’esaltante successo sul Pescara.

Sembra ormai evidente la frattura tra Mario Petrone e parte dello spogliatoio. Probabilmente il mister si trova in difficoltà nella gestione di giocatori dalla forte personalità e – indipendentemente dalle sue capacità tattiche – ne sta pagando le conseguenze. Uno strappo difficile da ricucire.

Una strada impervia che prevede solamente due uscite alternative: l’avvicendamento alla guida tecnica oppure un fermo e contemporaneo passo indietro delle due “fazioni”. Ossia una sorta di patto d’acciaio per il bene del Picchio.
Anche se c’è una terza variabile da non trascurare: l’ambiente (stampa e tifoseria) in ebollizione. Insomma, una strada non soltanto tortuosa ma anche molto dissestata.

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