Un sogno in bianco e nero
Siamo tornati
22 dicembre 2013 | 15:02 0 110Un sogno in bianco e nero. Ascoltare oggi la canzone del nostro amico Claudio Zucchetti è più emozionante rispetto a ieri, soffermandosi sulla profondità delle sue strofe. Oggi profumano di libertà, emanano antichi sapori che pensavamo ormai appartenere soltanto ai libri di storia e che, invece, d’incanto ci accingiamo a rispolverare.
Essere sollevati dal fallimento della propria squadra di calcio è paradossale. Mai ce lo saremmo aspettati. Anzi, ce lo avessero prospettato qualche anno addietro, sicuramente non ci avremmo creduto.
Eppure proprio a questo ci hanno portato. Con una gestione dissennata prima, e con la “svendita” della nostra dignità poi. Ci hanno spinto verso l’esasperazione, verso un desiderio proibito. Un desiderio che si è fatto sempre più forte con il decorrere del tempo, fino ad assumere le sembianze di un sogno. Un sogno in bianco e nero.
Come ricorderete, dopo la stringata e-mail di sette righe senza intestazione nè firma recapitata – dopo strenua insistenza – al cavaliere Bellini per comunicargli che la sua offerta fosse “irricevibile”, Mondopicchio disse basta. Era il primo luglio del 2011.
Noi eravamo stufi di chi trattava l’Ascoli Calcio come una cosa strettamente personale anzichè un bene appartenente alla collettività, disattendendo tutti gli insegnamenti del presidentissimo. Noi siamo figli di Costantino Rozzi, questo nessuno può dimenticarlo. Mai.
Chiudemmo i battenti, per dare un segnale fortissimo. Alcuni non capirono, altri invece condivisero. Non fu il rifiuto in quanto tale a farci oltrepassare il punto di non ritorno, bensì la gestione dilettantistica della trattativa. Abbiamo perso un “EuroStar” quel giorno, rimanendo a piedi nell’atrio della stazione. Eppure dalla stanza dei bottoni si ostinavano a ripeterci il contrario. Che era soltanto una mossa pubblicitaria per conquistarsi visibilità, che l’altro era il cattivo mentre loro erano nel giusto. Ci hanno incanalato in una discesa vorticosa verso il baratro. In equilibrio sospesi nel vuoto e senza reti di protezione.
In questi anni non solo hanno continuato a trattarci come clienti anzichè tifosi, ma tutti coloro che osavano ribellarsi al sistema venivano etichettati quali”nemici dell’Ascoli”. Noi ragazzi di Mondopicchio siamo finiti nella black list, in caso di richiesta di accredito da parte di qualcuno di noi la negazione era di default.
Ma quello che ci importava più di tutto era andare in giro a testa alta. E ci sentiamo fieri di averlo fatto.
Nel frattempo ne abbiamo viste di tutti i colori, specialmente in tempi recenti. Da alcune amichevoli estive con i giocatori in trasferta grazie ad auto private e pullmini prestati dal Monticelli, da quella a Jesi disdetta con 48 ore di preavviso per un furto di scarpette, da quella a Teramo spesata interamente dal presidente Campitelli. Per non parlare dei termosifoni spenti in sede a causa delle bollette non pagate, dell’acqua fredda delle docce del C.S. Città di Ascoli dopo gli allenamenti, del materiale medico fattosi puntualmente prestare dalla squadra ospitante con la scusa di averlo dimenticato a casa, del ritiro pre Ascoli-Lecce pagato ‘in anticipo’ da mister Pergolizzi, e via discorrendo. Tutte cose – a nostro giudizio – ben più gravi addirittura delle cicliche penalizzazioni o degli stipendi non pagati. Elementi che hanno leso la dignità di noi tifosi in primis.
Per tutte queste ragioni non aveva senso continuare, per tutti questi motivi la nostra passione – già messa a dura prova dalla vicenda scommesse – è stata lentamente logorata. Ma non si è mai sopita.
L’amore per l’Ascoli è talmente forte ed incondizionato, che il fuoco sotto la cenere ha continuato ad ardere. E adesso, ne siamo certi, riprenderà a bruciare.
Una testimonianza lampante è la costituzione dell’associazione “Solo x l’Ascoli” proprio durante il periodo più buio della nostra storia, una nascita che ha rivestito un ruolo importantissimo in quella che noi consideriamo la nostra liberazione.
L’immagine dell’amministratore unico Costantino Nicoletti che riconsegna al giudice fallimentare Agostini le chiavi della sede sociale riveste anche un profondo significato: la restituzione della squadra alla città e alla tifoseria.
Abbiamo pagato un pegno pesantissimo, interrompendo 115 anni di storia con la macchia indelebile del fallimento.
Ma l’Ascoli Calcio non è morto. L’Ascoli Calcio vive con noi, prova lapalissiana ne è la raccolta di 7mila euro in soli due giorni di versamenti sul c/c appositamente dedicato all’ordinaria amministrazione per il periodo di curatela fallimentare. La trasferta di Nocera è stata interamente garantita dalla tifoseria, attivatasi in modo frenetico per accompagnare la squadra verso una nuova società.
Capitan Pestrin ha dichiarato che spera adesso “di vedere la parte bella di Ascoli”.
Coraggio, è pane per i nostri denti. “L’Ascoli siamo noi” non è un semplice slogan.
E’ la realtà dei fatti.
Lo staff di Mondopicchio.it
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