TFN, penalità di 5 punti per il Lanciano

Accolta la richiesta della Procura. Difficile ottenere uno sconto, vediamo perché

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LancianoE’ arrivata l’attesa stangata della giustizia sportiva per il Lanciano. La Sezione Disciplinare del Tribunale Federale Nazionale, presieduta dall’avvocato Sergio Artico, ha accolto in toto la richiesta della Procura Federale, comminando una penalizzazione di cinque punti oltre a un’ammenda di € 6.500. Il club abruzzese – che già era stato penalizzato due volte nel corso del campionato attuale (un punto per l’IVA relativa al 2012, un altro per il mancato versamento dei contributi del bimestre luglio/agosto 2015 entro la scadenza del 16 ottobre) – scende dunque in zona play out, retrocedendo da 43 a 38 punti. Scontato il ricorso in secondo grado, ma difficile che possa essere accolto, anche parzialmente. Vediamo perché.

Quattro dei cinque punti comminati scaturiscono da una duplice violazione: il mancato versamento di contributi INPS e ritenute IRPEF sugli emolumenti dei bimestri luglio/agosto 2015 e settembre/ottobre 2015, alle due scadenze del 16 dicembre 2015 e del 16 febbraio 2016.
Ognuna di queste violazioni comporta un punto di penalità, e il principio giuridico del “ne bis in idem” è stato superato dalla riscrittura del codice di giustizia sportiva avvenuta qualche stagione fa.
La difesa, rappresentata dallo studio Chiacchio, chiedeva il minimo edittale, attraverso l’accorpamento delle violazioni secondo il principio della continuità. In realtà le normative Figc non lasciano spazio ad interpretazioni diverse.
Tra l’altro il Lanciano ha dichiarato che all’epoca dei fatti Di Menno Di Bucchianico fosse privo dei poteri di rappresentanza della Società, circostanza smentita dalla visura camerale che gli attribuisce tale carica anche alla data odierna.

La disputa giuridica si gioca quindi soltanto sul terzo deferimento, ossia sul mancato pagamento delle mensilità di novembre e dicembre 2015 entro la scadenza del 16 febbraio 2016 al giocatore Manuel Turchi.
Il giorno precedente, cioé il 15 febbraio, Turchi avrebbe firmato l’accettazione di un rinvio del pagamento degli stipendi in questione, documento senza alcuna valenza ai fini della penalizzazione.
Ma il Lanciano sostiene che il calciatore abbia rinunciato ai suddetti emolumenti attraverso una transazione avvenuta in sede sindacale il giorno stesso della scadenza, ossia il 16 febbraio 2016. Soltanto che il documento è privo di data certa e reca la firma del ds Luca Leone, indebitamente indicato come legale rappresentante. “Qualifica che non gli spetta e che pone in serio dubbio la validità dell’atto”. Inoltre “il documento è stato prodotto in fotocopia, con timbro della sola Virtus Lanciano e senza alcuna garanzia di autenticità delle sottoscrizioni”. Il sindacalista citato dal Lanciano non è stato inoltre considerato ammissibile agli atti in quanto soggetto non tesserato.
Tutte circostanze che hanno portato la Deloitte & Touche – società di revisione della Covisoc – a disconoscere la validità dell’atto. E che rendono veramente arduo per il Lanciano ottenere la riduzione di un punto dalla Corte Federale d’Appello.

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