Scouting estero, la regia di Grassi

Da giocatore ha girato 10 nazioni. In Scozia lo chiamavano Braveheart

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Foto Ascoli Calcio 1898 fc

E’ passato un mese esatto dall’amichevole disputata allo stadio Benelli contro la Vis Pesaro, prima uscita stagionale dei bianconeri. Sfogliando la distinta della partita, sono appena sei i superstiti (Leali, Brosco, Cavion, Pucino, Eramo, Quaranta) a cui aggiungere cinque giovani (Tofanari, Matos, Tassi, Scorza, Franzolini) che faranno fatica a ritagliarsi il proprio spazio. L’unico nuovo volto era quello del portiere Ndiaye, accomodatosi in tribuna per un infortunio da cui ancora non ha recuperato. In trenta giorni sono stati perfezionati altri 21 innesti, compensati da 15 operazioni in uscita per una rosa che mette insieme quattordici nazionalità differenti. Una sorta di record, un lavoro stupefacente.
Otto dei nuovi arrivi nella scorsa stagione militavano in un campionato estero. Una scelta consigliata anche dal Decreto Crescita che prevede la detassazione del 50% del reddito imponibile in favore degli sportivi professionisti che si trasferiscono in Italia – mantenendovi la residenza minimo per un biennio – dopo aver trascorso almeno due anni all’estero. Poter offire stipendi netti più alti mantenendo invariato il costo aziendale è stata un’arma in più per i club che si sono indirizzati oltre frontiera.
La proprietà ha deciso di dare un taglio netto col passato, recidendone il cordone ombelicale e riducendo al minimo lo zoccolo duro su cui puntare. Anche forzando la mano con Cavion e Brosco, parsi a più riprese titubanti. Individuando grazie a un pregevole lavoro di scouting prospetti interessanti, scovati all’estero, in serie C o tra giovani promesse. Alcuni che dal curriculum sembravano difficilmente raggiungibili, sono stati invece affascinati dal progetto bianconero. Al punto da preferirlo anche ad offerte sulla carta più allettanti.
Con Bifulco e Ducci a spendersi in prima persona, preziosissima è stata la regia di Davide Grassi (a sinistra nella foto, accanto a Saribi), profondo conoscitore dei campionati esteri.
Nato a Montecchio Emilia 34 anni or sono, era un difensore mancino su cui il Parma riponeva grandi aspettative prima che un grave infortunio al ginocchio lo mettesse ko ai tempi della Primavera. Il successivo crack societario ne compromise la carriera in Italia, al punto da spingerlo – dopo l’inizio in Eccellenza con la maglia del Cattolica – ad accettare la sfida della seconda serie slovena, con la maglia del Bonifika Izola. Un’esperienza così stimolante da farlo diventare un autentico pellegrino del pallone, con 15 maglie e 10 nazioni girate nel suo decennio da calciatore. In Scozia conquistò il soprannome di Braveheart, cuore impavido, per aver proseguito la partita con una mascherina protettiva nonostante la frattura di uno zigomo. Spagna, Scozia, Cipro, Belgio, Germania, Romania, Grecia. E’ stato addirittura il terzo italiano a giocare nel campionato della Malesia. In mezzo una parentesi sfortunata nella serie C italiana (Sorrento e Triestina), di cui si pentì amaramente, riprendendo il suo percorso estero. La sua carriera da calciatore si è conclusa a casa, vestendo in serie D la maglia dell’Audace Reggio ma soltanto per 22 minuti complessivi, prima della risoluzione consensuale avvenuta a dicembre 2018. A seguire la sua nuova veste da scopritore di talenti, agevolata dai contatti seminati ovunque durante il suo lungo girovagare per il globo.

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