Ricordi, da Krul a Fontana tramite De Iuliis

Un caso analogo avvenne 18 anni fa

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DeIuliisASCOLI PICENO – La scelta tecnica – rivelatasi vincente – del ct olandese Van Gaal, che sabato scorso nei quarti di finale contro il Costa Rica ha inserito il portiere di riserva Tim Krul al posto di Cillessen ad una manciata di secondi dai calci di rigore, ha acceso i riflettori dei mass media nazionali su un caso analogo e risalente a diciotto anni fa. Un episodio sconosciuto al grande pubblico ma che noi ricordiamo invece benissimo. E non potrebbe essere altrimenti.

Domenica 22 giugno 1996, si disputava la finale play off tra Ascoli e Castel di Sangro. Allo Zaccheria di Foggia ci si trascinava stancamente verso i calci di rigore. Agli abruzzesi rimaneva ancora un cambio, Osvaldo Jaconi decise di improvvisare. Ordinò a Pietro Spinosa, esperto dodicesimo ormai giunto al crepuscolo della sua carriera, di entrare in campo. Non aveva disputato nemmeno un minuto di gioco nell’arco del campionato. Per nascondere l’imbarazzo nei confronti del portiere titolare, Spinosa andò a scaldarsi sotto la curva dei tifosi dell’Ascoli, dietro il cordone di polizia. Il suo ingresso si rivelò decisivo, dopo la serie finita in parità (traversa di Bonomi per il Castello, tiro fuori di Mirabelli), al settimo tentativo neutralizzò il penalty di Milana, regalando all’Italia la favola del Castel di Sangro, e a noi piceni un incubo destinato a protrarsi per altri sei lunghissimi anni.

Ma quando apri il cassetto dei ricordi, una carrellata di immagini ti passano sotto gli occhi. In una catena di avvenimenti, ti lasci andare ad una sequenza di diapositive con un filo conduttore. Senza freni. E così ti accorgi che il portiere che lasciò il posto a Spinosa fu Roberto De Iuliis (nella foto), che qualche stagione più tardi ritrovammo a difesa della porta della Vis Pesaro, squadra di cui divenne una bandiera al punto da fermarsi poi a vivere nella città natale di Gioacchino Rossini.
Ci sono dei fotogrammi che rimangono scolpiti nella nostra memoria, che porteremo con noi eternamente come canta Luciano Ligabue, e a volte non sappiamo neppure perché alcuni sì e altri invece no.
Uno di quei flash che sono imperniati dentro di noi è quella parabola fatata che partì dal mancino di Gaetano Jimmy Fontana per terminare la sua traiettoria sotto l’incrocio dei pali. Un tiro direttamente da corner che sorprese De Iuliis, proprio sotto il settore ospiti dello stadio Benelli di Pesaro, in cui era assiepato un migliaio di tifosi ascolani fradici di pioggia, dopo il nubifragio scatenatosi pochi minuti prima del fischio d’inizio.
Un gol memorabile che partorì anche il coro “segna, segnalo, come a Pesaro…” intonato poi nelle partite successive ogni volta che Jimmy Fontana si avviava a battere un calcio d’angolo.
Era settembre 2001, l’Ascoli fu raggiunta dalla Vis sull’1-1, ma fu l’inizio di una cavalcata trionfale che si concluse il 21 aprile 2002 con la promozione in cadetteria in un Del Duca stracolmo contro la malcapitata Lodigiani.
Storicamente – e nella stagione passata ne abbiamo avuto una grande conferma – all’Ascoli non è mai successo qualcosa di brutto, senza che fosse il preambolo a qualcosa di molto bello. Non ci fosse stata la favola del Castel di Sangro, magari non ci sarebbe stata neppure un’altra storia da raccontare con orgoglio.
Quella dei Diabolici.

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