Petrone a tutto campo: “Ascoli, una sfida nella sfida”

Il mister si racconta e ci parla della squadra che verrà

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PetroneCopertinaAdesso che Mario Petrone – interrompendo un silenzio durato quasi due mesi – è tornato a parlare con la stampa, abbiamo voluto cogliere l’occasione per farci una lunga chiacchierata. Trovandoci di fronte ad una persona disponibile, solare e trasparente. Lontano anni luce dallo stereotipo dell’arrogante e presuntuoso di cui parlano nei peggiori bar di Ascoli Piceno. Provare per credere. Spogliandovi da qualsiasi pregiudizio, avvicinatelo e scambiateci due parole. Sappiate miscelare cuore e cervello e non ve ne pentirete.
Il nostro piacevole incontro si è protratto per quasi novanta giri di lancette, il tempo corrispondente ad un’intera partita, e chissà per quanto sarebbe proseguito in assenza del display luminoso (del cellulare) dei minuti di recupero. Oltre ai freddi (ma impressionanti) numeri della sua carriera, a stregarti è il suo carisma. Lui che ha iniziato il ruolo di mister a soli 25 anni anagrafici, e che in queste quindici stagioni ha già inanellato la vittoria di cinque campionati tra Eccellenza e serie C. Ti rendi conto come mai, nonostante le aspre critiche provenienti da parte di stampa e tifoseria, la società di Corso Vittorio Emanuele abbia fortemente voluto insistere sulla sua conferma. Perché Petrone, lavorativamente parlando, è un testardo e non vuole lasciare un progetto incompiuto. Un profilo che si sposa totalmente con la politica di Bellini & soci.
Conosciamolo meglio, partendo dalla sua idea di calcio “positivo e propositivo” e sviscerando tematiche importanti ed in parte anche inedite.

Ciao Mister. Hai vinto campionati in posti tranquilli come San Marino e Bassano del Grappa. Hai accusato la pressione di una piazza esigente come Ascoli?
Sinceramente no. Essendo nato in un quartiere dove fin da piccolo sei chiamato a scelte importanti, in merito alle tue frequentazioni, mi sono trovato subito a gettare le basi di una vita intera. A 14 anni ho lasciato la mia terra, ma con un grande bagaglio di esperienza. Mi sono indirizzato verso gli ambienti giusti, in particolar modo lo sport. Nel mio vocabolario da allenatore “pressione” ha un’accezione negativa, e non c’è spazio per questa tipologia di parole.
Petrone01L’anno scorso ti sei presentato con la frase: “ho 42 anni ma sono nel calcio da 15”. Non pensi di poter essere passato per presuntuoso?
A chi si ferma in superficie posso essere sembrato arrogante. Ma le persone che sanno come lavoro conoscono anche i valori che antepongo: onestà, impegno, dedizione, attaccamento alla maglia e ai colori sociali. Leggo che mi chiamano il “kaiser”, in realtà ho sempre avuto ottimi rapporti con tutti. Solitamente la carriera da allenatore la si comincia al termine di quella da calciatore. Nel mio caso per i primi otto anni mi sono trovato a dover gestire anche giocatori mediamente più grandi di me. A Nuoro per esempio avevo Festa e Lulù Oliveira. I miei punti cardine sono tre: competenza, rispetto dei ruoli, rapporti umani.
Una parte di stampa e tifoseria ti è avversa. Eppure ti arrivano premi e riconoscimenti da altre parti d’Italia. Chi te lo fa fare a proseguire l’avventura in bianconero?
Di offerte ne ho avute diverse, anche dalla serie B. Ma io ho voluto l’Ascoli fin dall’anno scorso. L’ho scelta io. Sapevo che è una piazza difficile, ma questo è un ulteriore stimolo, una sfida nella sfida. Sono contentissimo della scelta fatta, arrivata al momento giusto della mia carriera. Prima di firmare l’anno passato mi sono documentato sulla storia della società, sulla tifoseria e sulla stampa. Conosco tutto sul club, inclusa la stagione dei record in serie B con Mimmo Renna. Ho fatto una scelta consapevole sotto tutti i punti di vista.
Lo staff della Juve ha valutato positivamente il lavoro del preparatore atletico Arpili. Come è spiegabile l’infinita catena di infortuni muscolari?
Non mi sono mai capitati così tanti infortuni come nella stagione appena trascorsa. Nell’ultimo mese di campionato abbiamo avuto un confronto positivo col professor Sassi della Juve. Qualche stagione fa proprio loro infatti avevano registrato una lunga lista di infortuni muscolari e volevamo capire come avevano fatto ad uscirne. Secondo loro i nostri problemi sono nati dall’alternanza dei campi su cui ci allenavamo: morbido all’Eco Services, sintetico di nuova generazione a Sant’Egidio, sintetico di vecchia generazione al Piattoni di Castel di Lama. Togliendo cinque eventi traumatici (Chiricò, Tripoli, Avogadri, Altobelli, Mori) e due strappi (Mengoni e Perez, comunque recidivi, statistiche alla mano), si è trattato sempre di affaticamenti muscolari. Ma quando un giocatore è costretto a saltare quattro o cinque partite di fila, poi diventa un problema perché perde la brillantezza e la forma fisica. La prossima stagione ci trasferiremo stabilmente sul soffice campo del Casale.
Tanti sostengono che un modulo con due centrocampisti centrali non sia supportabile dal resto della squadra e che alla lunga sia troppo dispendioso per un intero campionato.
Noi ci siamo allenati per reggere quell’impostazione tattica per 95 minuti ed inoltre abbiamo preso due coppie di giocatori in modo da poterli alternare nei vari periodi. I nostri problemi sono sorti durante il mese di marzo quando abbiamo perso contemporaneamente Pirrone e Altobelli, ossia entrambi quelli che ci garantivano la proprietà di palleggio. Non potevo chiederlo a Carpani, Addae e Gualdi che hanno caratteristiche diverse. Aggiungiamoci l’infortunio di Perez avvenuto durante il top della sua forma fisica ed è facile capire le cause del nostro calo primaverile.
Petrone05La squadra che nascerà verrà sempre improntata sul 4-2-3-1?
Abbiamo una base di partenza in cui gran parte dei giocatori già si conoscono. Sono due gli scacchieri che proporremo, che rientrano nel nostro dna e su cui abbiamo già lavorato durante l’anno: 4-2-3-1 e 4-3-1-2. Non sono un integralista, valuteremo strada facendo.
E’ vero che i tuoi giocatori nello spogliatoio trovano affissi foto e caratteristiche dei rispettivi avversari di turno?
Io e il mio staff tecnico prepariamo la settimana sotto tutti i punti di vista. Quindi anche le caratteristiche degli avversari fanno parte della sintesi di lavoro.
Durante la preparazione della partita di play off contro la Reggiana, avevamo il dubbio se trovarci di fronte Giannone oppure Ricci. Avevamo provato entrambe le soluzioni, soffermandoci di più sulla prima. Quando ho ricevuto le distinte ufficiali ho notato che a vincere il ballottaggio era stato Ricci, un giocatore piede/fascia. Prima del riscaldamento ho chiamato Dell’Orco per mostrargli i filmati del suo avversario, le caratteristiche visive possono essere di grande supporto.
Ci hanno sempre detto che i panni sporchi si lavano in casa. Perché evidenziare l’errore di un singolo in conferenza stampa?
Quello che conta veramente sono i risultati derivanti dal mio atteggiamento. Sono quelli a fungere da giudici. A volte serve per pungolare un giocatore, specie in assenza di concorrenza. Se tu sei l’unico fornaio di un paese, potresti anche rilassarti perché la gente sempre da te dovrà venire a comprare il pane. Dovreste valutare qual è stato il rendimento del giocatore nelle partite successive per comprendere se il mio gesto ha centrato il bersaglio.
Parliamo di Grassi mediano.
L’ho provato in quella posizione per necessità. Con la Reggiana è risultato il migliore in campo.
PetronePanchinaMinuto 81 di Ascoli-Reggiana. Il cambio Mori/Grassi lo rifaresti?
Quella è stata la partita perfetta. Abbiamo giocato in dieci per quasi tutta la gara ma nessuno se n’è accorto. Dispiace tantissimo per l’esito finale, è stato l’emblema della nostra stagione. Con l’inserimento di Petkovic in appoggio a Ruopolo, la Reggiana ha smesso di fraseggiare e si è ritrovata a lanciare palla lunga verso i due attaccanti di peso. Avevo bisogno di inserire Mori e Grassi nei dieci minuti precedenti la sostituzione, complice la stanchezza, era scomparso dal campo.
L’Ascoli dovrebbe temere un eventuale spostamento nel girone sud?
No. Le partite vanno sempre vinte sul campo.
Pensi che se al posto del Teramo ci fosse stato il Pisa, il tuo operato avrebbe ricevuto le stesse critiche?
Personalmente non cambiava nulla, non penso alle critiche. Le accetto quando sono giuste e costruttive, le rifiuto invece se destabilizzanti. Il Teramo ha vinto perché ha potuto contare su un nucleo consolidato (8/11 hanno giocato insieme negli ultimi 2/3 anni) a cui si sono aggiunti due fuoriclasse per la categoria.
Propositi per l’anno nuovo?
Dobbiamo migliorare molto in alcune situazioni di atteggiamento e cattiveria agonistica in fase di non possesso. Non dobbiamo dimenticare che, nonostante tutte le difficoltà incontrate a primavera, nel girone di ritorno abbiamo conquistato un punto in più rispetto a quello di andata. L’anno scorso siamo partiti da zero, oggi possiamo invece contare su un’organizzazione importante. Abbiamo gettato le basi di un progetto, vogliamo proseguire sulla stessa strada. Vogliamo creare una mentalità vincente.

 

Foto di Alessandro Giordani

1 Commento

  1. San Marco 13 novembre 2015 at 17:39

    Ce l’hai messa tutta Mister, l’impegno non e’ mai mancato.In bocca al lupo..

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