Organizzazione difensiva da manuale

Il bel gioco può attendere. Per il momento contano risultati ed equilibrio

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IMG-20151115-WA0002Con il Perugia, l’Ascoli ha finalmente tolto il vestito della squadra sbilanciata e che concede occasioni a go go e ha indossato, per l’emergenza totale, quello del team più artigiano, più operaio, più umile. Il concetto che doveva passare ieri, al di là degli uomini fuori posto, delle emergenze e degli infortuni, era quello di un gruppo solido e compatto, ancora malato ma convalescente, impaurito ma equilibrato, che non voleva perdere ma non rinunciava a provare di vincere. E tanto è stato.

Il quadro tattico della partita è stato chiaro già al cinquantesimo secondo di gioco. Del Prete, terzino destro del Perugia, prendeva palla sulla sua metà campo. Caturano, per necessità schierato ieri da centrocampista laterale sinistro, non lo andava a pressare alto, ma rinculava dietro, ricompattando le linee. Stesso discorso sul lato opposto, dove l’altro adattato Almici faceva l’identica cosa quando in possesso entrava Comotto. Ed è questa la sostanziale differenza tra il 4-4-1-1 e il 4-2-3-1. L’Ascoli consentiva al Perugia di giocare da dietro, facendo densità però nella propria metà campo. Aggiungendo Grassi tra i quattro e Cinaglia laterale destro difensivo, i giocatori adattati erano quindi ben quattro.

La difesa ha sofferto di meno in fase di non possesso, con la squadra corta e raccolta. Più quadrata, più coperta, più protetta. Mangia ha concesso un giocatore e mezzo nella fase di contrasto. Perchè a Bellomo, trequartista, non puoi chiedere di difendere con costanza, mentre a Cacia non puoi chiederlo per nulla.

Il Perugia, schierato con un 4-3-3 ordinato ma piatto, ha fatto moltissima fatica a trovare spazi, al di là delle parole di Bisoli. Devis Mangia ha visto i numeri, quelli non mentono, e ha capito che il Grifo è una squadra forte negli spazi ma con enorme fatica a costruire gioco e di conseguenza a segnare. E allora ha lasciato totalmente l’iniziativa a loro, li ha invitati a venire avanti, ad allungare gli spazi, ad aprire le maglie e, di conseguenza, ad essere più vulnerabili. In fase di possesso, invece, la prima idea era quella di badare inizialmente al sodo. Milanovic e Canini nel primo tempo non si sono preoccupati di buttar palla via, spazzando, o cercando la testa di Cacia con Bellomo che andava sulle palle sporche.

La prima frazione, nella nostra fase offensiva, ha ben poco da raccontare. Nella ripresa, l’ennesimo legno dello sfortunatissimo Grassi su piazzato, la musica sembrava cambiata, ma le velleità di buon gioco del Picchio erano subito stroncate dall’ennesima ingenuità di Addae che, già ammonito per una stupida protesta, veniva buttato fuori per un’entrata scomposta sul guizzante Lanzafame. Devis Mangia passa subito alle contromisure, inserendo in mezzo il claudicante Pirrone (lodevole la sua partita) in luogo dell’esausto Caturano, spostando Bellomo a sinistra e lasciando Cacia come presenza-spauracchio per gli umbri.

Bisoli ha alzato il baricentro, la squadra ha provato ad approfittare delle difficoltà difensive dei due intermedi bianconeri, dotati di buon piede ma con palese idiosincrasia nei compiti di contrasto. Nonostante ciò i pericoli venivano solo dalla trequarti, con conclusioni dalla distanza o traversoni. Su uno di questi, Ardemagni è scappato alla marcatura di Canini ma ha avvitato male sul fondo.

Al 77′, la svolta. Bellomo addomestica con classe una palla spiovente, con coefficiente di difficoltà dello stop altissimo. Se la aggiusta e lancia in verticale Cacia, la cui sola presenza mette in ambasce Belmonte. Il bomber calabro con l’aggancio manda al cinema il difensore ospite e trafigge Rosati con un pallonetto chirurgico. E’ il vantaggio.

E qui subito si vede la perfetta lettura della gara da parte di Mangia, che toglie dalla contesa Bellomo inserendo il ritrovato Mengoni, in quanto gli ospiti da lì in avanti avrebbero solo buttato palloni alti in area. Un guerriero che appena entrato piazza subito una scarpetta in faccia ad Ardemagni, per fargli capire che questo vantaggio era prezioso come un sorso d’acqua nel deserto del Sahara.

Cacia, stanchissimo, trova ancora la forza di saltare come birilli i difensori del Perugia, con uno slalom alla Tomba, ma poi, sfiancato, fallisce il gol e viene sostituito per manifesta stanchezza. Entra Perez che al 92′ ha l’occasione per il raddoppio, con una perfetta ripartenza orchestrata dall’inesauribile Almici, ma cicca la palla-gol. Nel finale, un Lanni versione Zoff blocca a terra un tentativo di Volta. E’ la fine.

La gara di oggi riconsegna alla serie B un Ascoli guerrigliero e combattente. E dimostra che è il contesto a determinare il tutto. Una squadra organizzata, corta, compatta, in cui ognuno sa quello che deve fare, raccolta in 30/40 metri di campo, può supportare anche quattro giocatori fuori ruolo e sopportare le mancanze di un uomo e mezzo, come detto sopra, alla fase difensiva, purchè Bellomo e Cacia si mettano comunque a disposizione secondo le loro caratteristiche.

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