Mengoni, ascolano dentro

Prima tifoso, poi giocatore. La metamorfosi da sicuro partente a leader di difesa e spogliatoio

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mengoni02Prendi le tue cose dall’armadietto, indossi gli scarpini e ti accingi a scendere in campo per il primo allenamento settimanale. Ma guai a fare troppa baldoria, altrimenti Mengo ti cazzia. L’Ascoli ha perso, il morale è basso. Il sorriso bisogna recuperarlo sul campo. Prima di essere giocatore lui ne è tifoso, per questo non riesce a fare finta di nulla. L’amaro retrogusto della sconfitta lo addormenta il sabato sera e lo accompagna anche nei giorni successivi, finché il pallone non gli restituisce la possibilità della rivincita.
Al contrario di Gigi Giorgi non è nato tifoso, ma lo è diventato cammin facendo. Ai tempi della Fermana – e della formidabile coppia difensiva con Cotroneo – viveva a Porto San Giorgio. E s’innamorò della nipote della padrona di casa, quella Cecilia che successivamente ne è diventata la moglie, oltre che solida spalla a cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà. La sua carriera proseguì altrove ma questo solido legame con lu Portu lo portò inevitabilmente a guardare l’Ascoli con ammirazione, seppur con occhi distaccati. Fino a che le loro strade non si intrecciarono, grazie alla proposta del dg Lovato che lo individuò come una colonna portante della squadra che stava nascendo. Insieme a Berrettoni, fu il primo vero acquisto dell’Ascoli Picchio. Al centro del progetto tecnico.
Sono seguiti due anni di alti e bassi, dal rendimento altalenante. Baluardo insuperabile fino a dicembre 2014, poi martoriato dagli infortuni nel girone di ritorno. Non solo da quello muscolare accusato a San Marino, ma anche tormentato da un più subdolo problema dermatologico che ne condizionò pesantemente il rendimento durante il rush finale, e che fu precisamente individuato soltanto a campionato finito. Quel rinvio sbilenco contro la Reggiana Andrea se lo sogna ancora la notte. La troppa generosità lo portò ad assumersi anche più responsabilità di quante gliene competessero.
In chiaroscuro anche la stagione successiva, dopo l’inattesa promozione ottenuta dalla giustizia sportiva. L’accantonamento operato da Petrone, che di fatto lo relegò ai margini, poi il rilancio con Devis Mangia. Prima di nuovi problemi fisici a frenarlo nel suo momento migliore.
Nonostante l’ulteriore anno di contratto ancora in essere, lo scorso giugno sembravano ormai passare i titoli di coda. Andrea ne aveva preso coscienza, arrivando di fatto a un accordo con la Reggiana, pronta ad allestire un’ambiziosa rosa di Lega Pro. Ma bastava una settimana di ritiro a Cascia per scombinare i piani di Alfredo Aglietti. Il tecnico toscano individuava in Andrea le caratteristiche giuste per il prototipo di difensore che cercava. E lo schieramento a quattro, assolutamente più congeniale al suo modo di giocare. Così Mengo non ci pensava due volte, la sua ferma volontà di proseguire la carriera con l’Ascoli vinceva su tutto. Addirittura riduzione dell’ingaggio in cambio del prolungamento al 30 giugno 2018. Leader carismatico, in campo e nello spogliatoio, Mengoni ha ritrovato una seconda giovinezza per merito della fiducia accordatagli. Si trova in perfetta sintonia col polacco Augustyn. E da sicuro partente è diventato pedina imprescindibile del reparto arretrato.
Nessuno darebbe le chiavi di casa propria a una persona di cui non si fida. Ebbene, consegnandole a Mengo siamo sicuri che siano in buone mani. Le custodirà come fossero le sue. Perché, in fondo, lo sono. E sorridete, tutti, senza timore. L’Ascoli sabato scorso ha vinto.

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