Le critiche e l’erbaccia

Siamo tornati a divertirci dietro ad un pallone, godiamocela

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Secondo posto in classifica, un derby (di scorta) vinto in scioltezza, casella “sconfitte” ancora immacolata. Una società solida ed ambiziosa, una squadra che a tratti sembra di categoria superiore, un mister emergente dalle grandi qualità, una tifoseria rinata e che trasuda entusiasmo. Eppure bastano due pareggi deludenti consecutivi a ridare fiato alle polemiche. Il bello e il brutto del calcio in Ascoli. Prendere o lasciare.

Dopo anni vissuti in sordina, col silenziatore sempre inserito sulle vicende del campo in quanto i riflettori (purtroppo) erano puntati altrove, si ritorna ad annusare l’aria di un tempo. Si torna a discutere di moduli, di giocatori, di tattiche, di scelte tecniche. Anche litigando. Esagerando. Nel bene o nel male.

La squadra non ha certo brillato nelle ultime due uscite, questo è indiscutibile, ma da qui a mettere tutto in discussione ce ne passa. Prima il mirino della critica puntato su un atteggiamento difensivo ritenuto eccessivamente allegro. Ora che il mister ne ha rodato i meccanismi – seconda miglior retroguardia del campionato dopo quattro turni – l’indice accusatorio si sposta sull’attacco, su una squadra ancora incapace di capire quando utilizzare la sciabola e quando il fioretto. Critiche a volte genuine, a volte prevenute. Talvolta dettate da troppo amore, e magari sull’impulso del momento, altre volte invece congegnate a tavolino e che rappresentano un’erbaccia difficile da estirpare.

Ma basta ripercorrere col pensiero le condizioni in cui eravamo fino a nove mesi fa per gustarsi ogni momento di questa nuova vita. Assaporare fino in fondo le perle di Mario Petrone che in futuro vedremo sicuramente sedersi su panchine prestigiose, godersi il gioco fluido e a tratti sfavillante di una squadra che sembra disegnata per la serie cadetta piuttosto che per i polverosi campi della Lega Pro.

Ma forse è proprio questo il problema: molti – inconsciamente – non si rendono conto che non siamo più in B, e che due stagioni fa siamo ripiombati nella melma della terza serie. Una palude da cui è difficilissimo uscire, in particolare dopo la riforma dei campionati. Per tornare al piano di sopra occorre attraversare un vero e proprio imbuto, tanti ci proveranno, solamente in quattro (su sessanta) ci riusciranno.

Una squadra nuova di zecca, a cui dunque va dato il tempo di assimilare il credo del suo allenatore. Petrone sta lavorando meticolosamente per renderla malleabile a seconda delle esigenze e delle circostanze, forte di una rosa dotata qualitativamente e quantitativamente. E nella mediocrità del campionato, preferisco coccolarmi giocatori capaci di mostrarti numeri che poco hanno a che fare con la categoria, come una punizione pilotata sotto il sette oppure una rabona in piena corsa. A costo di sopportare qualche dribbling di troppo.

Siamo tornati a divertirci dietro ad un pallone, questo non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo. Anche perché il campionato potrà pure prendere una piega diversa da quella che ci attendiamo ma siamo guidati da chi “quando prende un impegno è abituato a portarlo a termine”. Siamo in buone mani, anzi ottime.

E allora fidiamoci. Pensando a divertirci.

2 Commenti

  1. corrado 20 settembre 2014 at 23:14

    Ciao Stefano, volevo semplicemente dirti che condivido in pieno il tuo articolo. Il succo del momento storico dell’Ascoli è in tutto quello che hai scritto. Complimenti davvero. Da sempre e per sempre FORZA ASCOLI

    • ginok 21 settembre 2014 at 16:08

      Caro Stefano, sottoscrivo in toto quello che hai scritto. Hai fatto bene a ricordare che la squadra è totalmente nuova e quindi bisognosa dei naturali tempi per trovare il giusto amalgama. Però nonostante tutto ha già una sua identità ed una compattezza al suo interno e comunque è gia un successo che abbia ridestato entusiasmi nella tifoseria. Faccio solo un appunto sul versante della gestione tecnica, e cioè in lega pro a mio avviso bisognerebbe dare più spazio ai giovani ( Giovannini e Fangal ) che vengono convocati nelle nazionali di categoria e da noi rimangono in panchina o addirittura finiscono in tribuna. Non ci lamentiamo poi che molti di questi giocatori si perdono per strada o finiscono in campionati esteri. comunque Forza Picchio

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