La roulette russa

Una società innovativa ma che si assume un rischio enorme. Tra scettici e credenti

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Foto Ascoli Picchio 1898 fc

Foto Ascoli Picchio 1898 fc

#lamiasocietàèdifferente. Non è solo uno slogan. E’ l’estrema sintesi di un club innovativo, improntato alla mentalità anglosassone e che cerca di cambiare un mondo conservatore come quello del calcio italiano. Ma le cui mosse, diciamoci la verità, spesso fatichiamo a comprendere.

Avevamo chiesto dignità. L’abbiamo recuperata. E se guardiamo gli obiettivi sportivi, finora sono stati puntualmente centrati. Promozione al primo colpo – seppur con l’aiuto del tribunale – e due salvezze consecutive in serie B. Centro sportivo, stadio, ambizioni. Gli ingredienti per un futuro radioso ci sono tutti, utilizzati con parsimonia e non sperperati, nell’ottica della politica dei piccoli passi che ci dovrebbe condurre lontano.

Ma un club calcistico non funziona come una qualunque azienda privata, viene mosso da dinamiche completamente diverse. Il lato tecnico deve essere il cuore del progetto, e non una semplice parte del tutto alla pari delle altre. Perché se viene a cadere il lato sportivo (leggi retrocessione), tutto il resto inevitabilmente si affloscia. E, oltre a questo, non va trascurato il fattore emotivo e sociale. In una piazza che si nutre di pane e pallone, l’Ascoli e i suoi risultati condizionano gli umori di migliaia di persone.

Nella conferenza tenuta all’indomani della Ternana, dalle parole dell’amministratore unico Cardinaletti traspariva una certa delusione per le critiche raccolte nel corso della stagione. Ma Ascoli – Boskov docet – non è un ambiente che conosce l’equilibrio, lo stesso Aglietti nel post Bari si è lasciato sfuggire una frase emblematica. “E’ una piazza che ti prosciuga”. Allo stesso tempo pare di scorgere due differenti correnti di pensiero della gente nei confronti della dirigenza: una molto critica, radicata soprattutto entro i confini cittadini, e una che invece si fida a prescindere, principalmente dislocata nel circondario e quindi poco condizionata da indiscrezioni e voci di prima e seconda mano.

Questa società chiede tempo, vuole alzare l’asticella. Degli obiettivi, certo, ma contemporaneamente sembra sollevare anche quella della difficoltà. Perché al di là di un organigramma formale, le linee di demarcazione dei poteri non sono ben definite. E talvolta si preferiscono i suggerimenti di consiglieri esterni piuttosto che di quelli stipendiati. Un difetto che ci trasciniamo dalle scorse stagioni e che, nonostante l’andirivieni, si fatica a correggere. Anche perché il patron dalla sua residenza canadese spesso raccoglie ricostruzioni parziali di quanto realmente accaduto sotto le cento torri.

Ora, in un periodo di tensione dove ci sono cecchini appostati pronti a sparare al minimo rumore, andare a forzare la mano scegliendo un allenatore alla primissima esperienza ci sembra un azzardo pazzesco. Enzo Maresca evidentemente possiede doti umane e caratteriali di spessore. Ma non ci sono basi tecnico-tattiche su cui impostare le proprie valutazioni, proprio perché finora non ha allenato neppure una squadra di giovanissimi. Una scommessa molto difficile ma che la dirigenza è convinta di vincere. Non ci resta che augurarcelo perché la lezione di due salvezze ottenute sull’orlo di una crisi di nervi non sembra essere servita granché. La roulette russa è un gioco estremamente pericoloso. Due colpi finora hanno fatto cilecca ma il proiettile è ancora dentro il tamburo.

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