La metamorfosi dell’Ascoli

Mentalità positiva, preparazione innovativa, niente ritiro: i metodi di Maresca e Fiorin

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Lavoro d’équipe. L’idea di gioco propositivo del tandem Fiorin&Maresca parte da presupposti ampiamente condivisi. Uno staff allargato che si confronta quotidianamente fino a tarda ora, interagendo in modo orizzontale per ottenere il massimo da ogni componente per un’integrazione quasi empatica. Applicando metodologie e allenamenti personalizzati, tarati sulle caratteristiche dei singoli e monitorati settimanalmente attraverso gli accurati dati tracciati dal gps.

Una simile filosofia necessitava di un cambiamento radicale, proprio quello recentemente apportato nell’ambiente dall’avvento di Enzo Maresca. Una personalità forte ma che sa anteporre il bene comune a quello individuale e che quindi ha impartito linee ferme e decise. Serve un gruppo unito e attento, che possa fare della fame il proprio punto di forza. Anche scelte coraggiose, come quella di rinunciare a quattro senatori (Cacia, Giorgi, Bianchi, Perez) in condivisione con la proprietà.

E una sinergia che si sta cementando non soltanto con Fulvio Fiorin – con cui ebbe il primo approccio ai tempi delle giovanili del Milan – ma con l’intero staff tecnico. Preparazione innovativa, colazione tutti insieme, niente ritiro pre-partita nelle gare casalinghe. Quest’ultimo non è stato fatto in Tim Cup contro la Juve Stabia e non ci sarà nemmeno contro la Pro Vercelli. Prendendo spunto dal modello spagnolo, dove Maresca ha giocato a lungo indossando la camiseta di Siviglia e Malaga.

Quando ti trovi a mutare il metodo in modo così netto, è fisiologico attendersi un periodo di rodaggio. Necessario affinché tutti possano assimilare i molteplici nuovi concetti appresi, per un calcio in cui la difesa è per lo più rappresentata dal possesso palla. Un gioco in cui il portiere viene chiamato al frequente utilizzo dei piedi nel dialogo coi difensori, affinché l’azione parta dal basso. Un calcio fatto di corti fraseggi e improvvise verticalizzazioni a bucare la retroguardia avversaria, in cui i tre trequartisti si abbassano vicendevolmente per interloquire coi due mediani e il punto di riferimento avanzato è invece chiamato ad attaccare costantemente la profondità. Esterni a piedi invertiti per creare imprevedibilità e terzini con licenza di spingere. Sfiancare gli avversari col possesso palla per poi colpirli all’improvviso. Un calcio molto più faticoso rispetto a quello prettamente speculativo, e che necessita anche di pazienza da parte di tutti. Affinché si arrivi a quel punto di rottura in cui la squadra avrà ormai assimilato i concetti facendoli propri e diventando un modello da studiare.

E’ un ideale difficile da mettere in pratica, soprattutto in una piazza esigente fin da subito come quella picena. Ma i primi exit poll della campagna abbonamenti testimoniano un tiepido entusiasmo che sta gradualmente crescendo, trasmesso dalla squadra alla tifoseria. A dispetto dell’iniziale scetticismo e di un campionato che si prospetta comunque molto impegnativo.

1 Commento

  1. Petò 21 agosto 2017 at 19:48

    Carlini sei un mito. Disamina molto lucida.
    Speriamo che il periodo di acclimatamento duri poco, gli ascolani sono noti per la loro impazienza 🙂

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