Ascoli, la febbrile attesa

Bianconeri legati alla sentenza sul Teramo che potrebbe riammetterli in serie B

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IMG-20150813-WA0071Le sentenze del Tribunale Federale Nazionale in merito alle inchieste di Catania e Catanzaro (filone 1 e 2) saranno rese pubbliche non prima di lunedì 17 agosto. Il quotidiano La Gazzetta dello Sport da fonti ufficiose riporta addirittura le date di 20 o 21 agosto. Considerando che per il secondo grado di giudizio sono necessari una decina di giorni per motivi amministrativi, la parola fine sulla vicenda non potrà che essere scritta solamente a ridosso dell’avvio dei campionati. Sette le squadre a rischio retrocessione per responsabilità diretta (tra cui il Barletta che però non si è nemmeno iscritto), di conseguenza i calendari dei campionati – oltre che i gironi di Lega Pro – con ogni probabilità verranno compilati dopo le sentenze di primo grado, che sarebbero immediatamente esecutive. Assumendosi il rischio che un ribaltone in appello possa scombussolare il tutto.

Sono giorni di febbrile attesa anche per l’Ascoli, indirettamente legato al destino del Teramo. Rispedite al mittente le scaramucce del Matera (difeso sempre dall’avvocato Chiacchio) – che ha contestato le delibere con cui il Consiglio Federale ha precisato i metodi di sostituzione delle squadre condannate per illecito – il cui ricorso sarà valutato dal Coni soltanto il 3 settembre, ossia a giochi ormai conclusi. Nel caso in cui la giustizia sportiva accolga la ricostruzione della Procura Figc, il Teramo sprofonderà nell’inferno della serie D (con la zavorra di una penalizzazione da scontare nel prossimo campionato) lasciando spazio proprio al Picchio tra i cadetti. Una situazione anomala per l’Ascoli, in stand by in attesa di conoscere il proprio destino. Saranno almeno sette i nuovi arrivi a disposizione di Petrone dopo la sentenza di primo grado. La società si è infatti mossa sotto traccia ed aspetta notizie ufficiali prima di perfezionare le operazioni di mercato.

Su alcuni organi di stampa nazionale c’è perplessità in merito alla durezza delle richieste della Figc, paragonandole a quella verso il Catania (Lega Pro con -5). Giusto o sbagliato, il concetto espresso da Palazzi è: vi abbiamo beccato, se collaborate aiutandoci a scardinare il muro di omertà nel mondo del calcio allora vi diamo una mano. In caso contrario, ne pagherete le conseguenze.

L’unico caso in controtendenza è infatti quello del Catania di Pulvirenti, dal momento che nel primo filone di Catanzaro per due club (Brindisi e Vigor Lamezia) è stata chiesta addirittura “l’esclusione dal campionato di competenza” anziché la classica “retrocessione all’ultimo posto”. Pene severe per tutti dunque, non soltanto per il Teramo.

Nella sua requisitoria durata 88 minuti, quasi il tempo di un’intera partita, il procuratore aggiunto Gioacchino Tornatore non ha lesinato dettagli e particolari nella sua minuziosa ricostruzione che ricalca quella degli inquirenti di Catanzaro, a cui ha inoltre aggiunto particolari inediti. Dall’interrogatorio di Ninni Corda – a cui saranno riconosciute le attenuanti dell’articolo 24 comma 2 del c.g.s. – è emerso infatti che ai giocatori del Savona coinvolti nella combine (attualmente coperti da “omissis” per essere trasmessi alla Procura di Catanzaro) sarebbe stato promesso l’ingaggio nell’Aquila per la stagione successiva, attraverso l’intermediazione del ds Di Nicola, autentico regista dell’operazione.

Al di là della folcloristica dialettica (“qui manca non solo la pistola fumante, ma anche una pistola ad acqua“), l’avvocato Chiacchio non è sembrato molto convincente nel tentativo di scardinare l’impianto accusatorio attraverso la deposizione di due dirigenti del Teramo, ammessi a testimoniare dalla commissione. La ricostruzione di Testa e Mignini, oltre a presentare alcune contraddizioni, lascia comunque un buco tra le 12 e le 13,15 che sarebbe stato più che sufficiente a Campitelli per presenziare all’incontro pre-partita con Barghigiani presso il bar Ambra di Albisola, riunione protrattasi per appena 5 minuti e confermata dai verbali degli interrogatori di Barghigiani e Cennicola. Un lasso di tempo troppo breve per parlare di cessioni societarie, ipotesi tra l’altro negata dallo stesso Cennicola e da Ninni Corda. E, soprattutto, incontro avvenuto dopo una settimana fitta di colloqui diretti e telefonici (criptati spesso da un linguaggio codificato), oltre che di spostamenti logistici (vedi cena a Bisceglie) dei soggetti coinvolti.

Da sottolineare inoltre che nessuno ha difeso la posizione del ds Di Giuseppe, se non il suo legale Libera D’Amelio, accettando implicitamente il suo evidente ruolo attivo nella trattativa con Di Nicola. L’impianto accusatorio sembra poggiare su solide fondamenta al punto che il procuratore Tornatore, al termine della maratona processuale protrattasi dalle 9 del mattino alle 2 di notte, non ha nemmeno replicato alle arringhe degli avvocati difensori, attenendosi semplicemente “all’attenzione” della corte nel valutare le incongruenze delle loro ricostruzioni.

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