Ascoli, giudizio sospeso

Il Cittadella ha infierito su meccanismi e sincronismi imperfetti. Serve aiuto dal mercato

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Foto Ascoli Picchio 1898 fc

Il mondo del calcio vive di regole proprie. Usi e consuetudini da tempo radicati e quindi assai difficili da cambiare. Al di là del vocabolo “progetto” che va tanto di moda, allenatori e società si trovano sempre maledettamente a che fare con la sabbia che scorre inesorabilmente all’interno della clessidra. Il tempo è un fattore con cui giocoforza bisogna fare i conti, e i risultati del campo sono il giudice supremo di qualunque ideologia o metodo di gioco. Sono sempre e soltanto loro a mettere tutti d’accordo.

Passare da un calcio speculativo a uno offensivo è una procedura complessa che richiede pazienza. Molto dispendiosa, dal punto di vista fisico ma anche mentale. Non si tratta di undici elementi da mettere insieme in ordine casuale come nel fantacalcio ma di meccanismi da apprendere e sincronismi da perfezionare, e lo si può fare solamente con lavoro e applicazione costanti. Un iniziale periodo di rodaggio è assolutamente necessario, come quando un bambino impara a leggere e all’improvviso si sblocca superando le iniziali difficoltà di pronuncia e costruzione delle parole.

Ecco perché è bastata l’organizzazione e la sagacia tattica di una squadra coriacea come il Cittadella a far naufragare l’ambiziosa strategia di Fiorin e Maresca. Dopo un avvio promettente, l’undici infarcito di debuttanti in cadetteria (quattro nella formazione iniziale, saliti poi a sei in corso d’opera) si è perso alla prima avversità, mostrando una fragilità difensiva a tratti imbarazzante e concedendo tre gol da oratorio oltre a facili occasioni sciupate dagli avversari. Per un risultato avverso ma con un passivo limitato che nasconde le grosse difficoltà evidenziate dai bianconeri a cavallo dei due tempi. Per una squadra in balìa del Citta e la cui volontà di imporre il proprio gioco si arenava sui piedi del portiere Lanni, sovente costretto a temporeggiare per il pressing alto ordinato da Venturato e la gabbia costruita attorno a Buzzegoli. Con due semplici mosse il mister dei veneti ha messo in scacco il piano partita piceno.

Serve tempo, dicevamo, ma il campionato incombe e l’asticella della difficoltà si alza, abbassando contestualmente quella delle ambizioni sbandierata nelle conferenze di inizio stagione. Ma avendo deciso con consapevolezza di imboccare questa strada impervia, c’è da giurare che la dirigenza farà quadrato attorno allo staff tecnico. Resistendo ai mugugni della piazza, soffocati da una sorpredente coppa Italia ma riemersi al primo inciampo. Croce e delizia di una piazza esigente, che dà tanto ma al tempo stesso molto pretende. Fin da subito. I duecento tifosi presenti al Tombolato hanno comunque applaudito la squadra, dimostrando una profonda maturità. E’ presto per esprimere giudizi affrettati, in un senso o nell’altro. Ma la prossima mossa spetta alla società, chiamata ad operare sul mercato entro le 23 di giovedì per tappare senza indugio quelle falle che potrebbero rivelarsi fatali durante il tragitto. Per non rischiare di vanificare tutto.

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