Ascoli e il cordone ombelicale

Anche Giovanni Allevi ammette di tifare il Picchio in un’intervista alla Gazzetta

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AlleviSono tanti i personaggi famosi lanciati da Ascoli Piceno nei campi più disparati. Ognuno di loro resta legato alle proprie radici. Le cento torri, il travertino, la Quintana, Piazza del Popolo, le pallette. E l’Ascoli.
Quasi tutti, che siano appassionati di pallone o meno, non riescono a rinnegare uno dei più grandi motivi di vanto della propria terra: l’Ascoli Calcio che, grazie all’opera immane di Costantino Rozzi, è riuscito anche a dare una precisa collocazione geografica ad Ascoli Piceno nell’immaginario collettivo. Il calcio ha dato tanto ad Ascoli, e Ascoli dà tanto al calcio. Un legame indissolubile e che riaffiora prepotentemente anche quando meno te l’aspetti.
Così, oltre alle cicliche dichiarazioni d’amore in diretta nazionale di Neri Marcoré verso il Picchio, può capitare d’imbattersi nell’ammissione di Cecilia Capriotti ai microfoni della Rai. Oppure di incontrare Romano Fenati insieme ai ragazzi della curva alla prima Festa del Picchio tenutasi lo scorso agosto a Colle San Marco.
Ma l’Ascoli ha risorse illimitate. Abbiamo sempre pensato – visto che è lui stesso ad ammettere di aver sempre vissuto in un mondo lontano da quello del calcio – che Giovanni Allevi considerasse lo stadio Del Duca alla stregua di una grande rotonda spartitraffico. Eppure, intervistato dall’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport per aver composto il nuovo inno della serie A, anche lui professa un amore platonico verso l’Ascoli.

C’è una squadra per cui fai il tifo?
“L’Ascoli. E’ la squadra della mia città. Quando nel 1978 è stato promosso in serie A avevo dieci anni, misi una maglietta a righe bianconere per uscire a festeggiare.”

Ascoli amore senza limiti. Non tifo per gli squadroni ma tifo te.

AlleviGazza

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