Amicizia ed orgoglio. Sempre e per sempre

Siamo liberi

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“Pioggia e sole
cambiano
la faccia alle persone
Fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano
e tornano
e non la smettono mai”.

La pioggia delle nostre lacrime. Il sole che osserviamo oggi più di sempre. Voglio raccontarvi una storia, tornando a scrivere del mio Amore. Una storia che parla di orgoglio e amicizia. Di messaggi senza bottiglia e sospiri.

Un giorno d’estate il mio amico Stefano era fuori, lontano. E noi, tutti, assieme aspettavamo una notizia. Gliela diedi io, per primo, da amico vero. Un mms con la schermata del televideo Rai. Eravamo tornati in serie A. Da ripescati, ma pur sempre in serie A. Lui era lontano, io gli cambiai la giornata. Quel messaggio svoltò la nostra vita. O almeno una parte di essa. Martedi all’ora di pranzo io non ero lontano, fisicamente. Lo ero mentalmente, viste le responsabilità del mio attuale lavoro. Orgoglio ed amicizia. Grazie a questi Stefano, allo stesso modo in cui gli diedi quella notizia, mi ha restituito il favore. “Se ti dico che è fatta, è fatta. SIAMO LIBERI”.

“… Pioggia e sole abbaiano e mordono
ma lasciano,
lasciano il tempo che trovano
E il vero amore può
nascondersi,
confondersi
ma non può perdersi mai …”

La parte dedicata all’amicizia di questa storia la voglio “chiudere” pensando a Simone, che oggi è in Argentina a respirare un po’ di libertà e a Daniele che a Milano continua a battersi come un leone per sfondare. Anche a loro la pioggia e il sole hanno cambiato la faccia. Anche loro sono amici, veri, anche loro da martedi sono liberi, nuovamente come me, Stefano, come tanti altri di voi. Liberi di crossare la storia che voglio raccontarvi parlandovi dell’orgoglio.

Era un pomeriggio di primavera del 2006. Non serviva già più il giubbetto. Bastava la felpa di cotone. E i miei classici, immancabili, pantaloni larghi verdi con le tasche che il mio AMORE Barbara (il 5 luglio diventerà mia moglie), vorrebbe eliminare dalla faccia della terra, più che semplicemente dal mio guardaroba. “Orgoglio a paccà”, si direbbe dalle mie parti. “Scusa, ma visto che giochi co l’Ascoli, non è il caso che esultassi pensando all’Ascoli? Che ne so… facenne lu Picchio!”. Orgoglio a paccà. Era un pomeriggio di primavera del 2006 e io, insieme a Daniele, andammo a proporglielo con sfrontatezza e orgoglio a paccà. “Facciamo una maschera a forma di becco di Picchio, tu segni e vai dal raccattapalle e te lo metti. Altro che corna del Toro. Qua stai in Ascoli, jochi co l’Ascoli”.

Mirko Cudini prese un secondo, girò il capo, lo guardò, e disse: “Hanno ragione. E’ una bella idea”. Nacque così l’esultanza col becco del Picchio che avevamo, in un certo senso, imposto a Marco Ferrante. Uno che ha giocato con Maradona, che ha segnato valanghe di gol in A e B e che conoscevamo di vista solo da qualche settimana. Con “orgoglio a paccà”. Perchè se giochi con l’Ascoli, io che porto l’Ascoli, voglio che esulti da ascolano. Quel becco è stato simbolo di esultanze con Ferrante prima e con Cobra Soncin poi, prima che una partita galeotta a Pisa ne sentenziò lo smarrimento.  Niente più esultanza col becco. Perchè fisicamente ci siamo persi il becco. Attenzione, però: non ci siamo persi nè l’orgoglio a paccà di esultarci, un giorno, quando ne faremo fare uno nuovo, nè l’orgoglio di capire cosa, quel becco, rappresenta. L’Ascoli, diversa da tutti, più bella di tutti. Anche se il becco è nuovo. Perchè la Sud, la nostra Curva, la nostra gente, è sempre la stessa. Sempre e per sempre.

“…Sempre e per sempre tu
ricordati
dovunque sei,
se mi cercherai
Sempre e per sempre
dalla stessa parte mi troverai”.

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