Tutti colpevoli

Lo striscione esposto al Penzo sintetizza la drammatica situazione. Punto di non ritorno

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Foto profilo twitter Ascoli Picchio 1898 fc

“Tutti colpevoli”. Lo striscione appeso in balaustra nel settore ospiti dello stadio Penzo dai 275 tifosi al seguito ha il crisma della sentenza definitiva. Il tempo scorre inesorabile, la salvezza diretta si allontana, i play out iniziano ad assomigliare ad una flebile speranza. La matematica ci concede ulteriori possibilità, a cui il cuore si aggrappa strenuamente. Ma la ragione è impietosa.

Una squadra condannata da una svista arbitrale ma che si è dimostrata apatica, impaurita e incapace di andare oltre il compitino. Si difende con ordine, a tratti sciorina anche fraseggi piacevoli, ma poi si arresta sulla trequarti, senza riuscire ad andare al cross né ad affacciarsi per vie centrali nell’area avversaria. E, puntualmente, si subisce gol al primo tiro. Denotando un’evidente fragilità psicologica.

Non è bastata nemmeno la settimana di ritiro a dare quell’accelerata che ci si aspettava per tirarsi fuori dai guai. Con squadra e staff tecnico dimenticati dalla dirigenza, tornata ad affacciarsi nello spogliatoio solamente per le pubbliche relazioni (funerale di Astori) e nell’occasione della partita in laguna. Dalla partenza del presidente per il Canada – che rientrerà solamente a fine aprile – di Cardinaletti e Giaretta si sono praticamente perse le tracce. Dopo aver disertato il Del Duca nelle gare contro Cesena e Salernitana, il ds è tornato a parlare sabato, ma senza passare in sala stampa. E rilasciando tra l’altro una dichiarazione (“dobbiamo continuare su questa strada”) che ha sconcertato la tifoseria, conscia delle sette sconfitte nelle ultime nove giornate e che la strada intrapresa vorrebbe disperatamente cambiarla.

L’Ascoli sta scontando l’applicazione di un’idea di calcio utopica, concepita dalla presunzione di aver scoperto un nuovo Guardiola e col preciso disegno di cancellare gli uomini carismatici dallo spogliatoio. Tanti giovani, preferendo quelli altrui alla valorizzazione del nostro vivaio. E una molteplice serie di scommesse (perse) che ora ci troviamo a pagare a caro prezzo.

Neppure un tecnico navigato come Cosmi – che la piazza ha fortemente voluto – sta riuscendo nell’impresa di raddrizzare la baracca. Dopo l’impatto emotivo iniziale, il suo trend si è pericolosamente appiattito. Giocatori utilizzati in condizioni precarie, errori tattici, poca cattiveria. Anche Serse sta faticando e rischia di essere travolto dalla burrasca. Generata da un clima non idilliaco che in città si respira da tempo. Cominciato dalla frattura tra il presidente e gli Ultras dopo la diserzione del derby di Ancona a dicembre 2014, e gradualmente allargatasi sempre di più. Alimentato dalla reciproca diffidenza e da un amore mai veramente sbocciato, dopo l’idillio iniziale. Due mondi agli antipodi che non riescono proprio a trovare una convergenza.

Una tempesta cominciata domenica notte, quando la rabbia repressa è sfociata in un tentativo di aggressione ai danni dei giovani Venditti e Parlati, di rientro dalla trasferta di Venezia. Dieci ragazzi col volto travisato da sciarpe per un atto dimostrativo eclatante. Un episodio increscioso che ha raccolto un vasto eco sui mass media nazionali e che la società ha giustamente stigmatizzato. Deviando però l’attenzione sul colpevole sbagliato, ossia i social network. Ormai siamo al tutti contro tutti. Con l’Ascoli tristemente in secondo piano.

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