Nella stanza dei bottoni

Tanti dubbi da sciogliere nel cruciale CdA in programma mercoledì. Rischio corto circuito

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IMG-20160527-WA0003Sono giorni interlocutori in casa Ascoli. Nemmeno il tempo di gustarsi fino in fondo una travagliata salvezza, che già la tifoseria è in fibrillazione nella fervida attesa del prossimo consiglio d’amministrazione, calendarizzato per mercoledì 1° giugno. Da interviste agli organi di informazione e frasi pronunciate a mezza bocca agli ospiti della cantina Domodimonti nel week-end, le idee del presidente Bellini sembrano un po’ confuse e la prospettiva di dover ripartire nuovamente da zero – dal punto di vista tecnico e organizzativo – non è poi così remota.

E’ ancora ben impresso nella mente di tutti il fotogramma dello stadio Picco, con il ds Marroccu portato in trionfo dai giocatori. Lampante testimonianza della sua importanza nella coesione del gruppo, specialmente dopo l’esplosione del caso Mangia. Ma gli attriti con il dg Gianni Lovato e il velato rimprovero di aver speso troppo e male in sede di calciomercato lo mettono in discussione. E’ pur vero che le operazioni di settembre sono state effettuate necessariamente in ritardo rispetto agli altri club (a causa della tardiva sentenza sul Teramo) e quindi buttandosi sugli scarti – seppur di lusso – degli altri, mentre durante la sessione invernale si è riusciti a sistemare una rosa deficitaria praticamente a costo zero. Si è speso tanto, è vero, ma non tutto è da buttare.

Le operazioni segnano stancamente il passo nell’attesa che si diradi la cortina fumogena su budget, organigramma e programma societario. Ancora vuota la casella dell’allenatore anche perché sarà inevitabilmente condizionata da colui a cui sarà affidata la conduzione tecnica. Un allenatore navigato (Bisoli, Castori) secondo il pensiero di Marroccu, un mister giovane, con idee innovative e qualche anno di esperienza positiva in Lega Pro secondo il presidente o chi attualmente lo consiglia. Due profili sostanzialmente agli antipodi.

Lo stesso Cacia, bomber e leader carismatico dello spogliatoio, è stato chiaro col presidente in un colloquio avvenuto giovedì alla cena di fine stagione tenutasi a Villa Cicchi. Lui vorrebbe restare – magari sedendosi a un tavolo per ridiscutere l’ingaggio che diverrebbe molto oneroso senza la compartecipazione del Bologna – ma solamente di fronte al ripristino di una condizione che quest’anno è venuta a mancare: la chiarezza nei quadri societari. Toccherà a Francesco Bellini ora saper schiacciare i bottoni giusti. Ma considerando anche l’insoddisfazione dei soci – i cui consigli sono stati spesso snobbati – occorrerà prestare molta attenzione. Perché non si può escludere il rischio di un corto circuito.

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