L’altro racconto: un match da incubo diventa una lezione di tifo

L’Ascoli è più grande di qualsiasi sconfitta

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IMG_20160130_144038Nemmeno il day after lenisce la rabbia, la delusione e l’amarezza con cui l’Ascoli è stato clamorosamente derubato ieri al Manuzzi. Analizzare la partita è perfettamente inutile. Anche perchè una partita non c’è mai stata. Ma nonostante il pomeriggio da incubo il popolo ascolano ha trovato il modo di far vedere di che pasta è fatto. Il secondo tempo è stato un autentico spettacolo di tifo che ha lasciato increduli anche i tifosi cesenati. Oggi ci vogliamo soffermare proprio su questo aspetto. Di seguito pubblichiamo il post su Facebook che ha scritto Davide Tartaglia ieri al ritorno dalla trasferta e che racchiude perfettamente il nostro pomeriggio. Questo è l’Ascoli, questo è il tifo bianconero. Noi non perdiamo mai. 

SPETTACOLO INDEGNO – Certe cose fanno veramente pensare che del calcio di cui ci siamo innamorati non è rimasto ormai più nulla. E ti viene voglia di mollare. S’investono tempo, soldi, si accantonano gli impegni per farsi chilometri per seguire la propria squadra. E poi ci si ritrova di fronte a spettacoli indegni. Si parte carichi, ore in pullman in cui coltivi la speranza di portare a casa qualche punto, il settore che si riempie, l’odore dei fumogeni e l’adrenalina che cresce con i primi boati del settore.

RASSEGNAZIONE E SCORAMENTO – Ma neanche il tempo di iniziare e dopo 20 minuti la partita è già finita. Tutto distrutto da un arbitro malato di protagonismo, o molto più probabilmente in malafede. Vorrei porre la lente d’ingrandimento non tanto sugli episodi clamorosi, sui quali ogni commento è superfluo, ma sul mancato secondo giallo sulla simulazione di Kessie. L’arbitro ha visto la simulazione e ha volutamente sorvolato. Venti minuti ed è tutto finito. Si può anche tornare a casa. Ti guardi intorno, sperando d’incrociare qualche sguardo che riaccenda una speranza ma vedi solo volti più sconsolati di te. Non resta che ripiegare il drappo e tornare in pullman. Non c’è davvero più nulla da vedere.

SI CANTA PER L’ASCOLI – Ma succede l’imponderabile. Succede che un gruppo di ragazzi, a cui lo stato fa una guerra chirurgica prendendoli come caprio espiatorio di tutti i mali per non guardare i propri, decidono che non può finire così. Che quell’arbitro, quel risultato, non può essere la riposta a quell’amore così grande che stamattina li ha fatti partire. Ci si ricompatta, si canta per l’Ascoli. Perché quello che l’Ascoli rappresenta è più grande di qualsiasi sconfitta. E succede che questi ragazzi riescono nell’impresa impossibile di dare un senso ad una partita che sul campo, per colpa di un arbitro che non merita nemmeno di essere chiamato tale, non aveva più nulla da dire.

IL SETTORE OSPITI È UNO SPETTACOLO – Cori altissimi, battimani da brividi, un tappeto di sciarpe e bandiere come se si vincesse 3-0. Di fronte ad un simile spettacolo tornano addirittura i sorrisi. Ogni coro trascina il successivo. I minuti passano e la voce cresce. Le bandiere che sventolano sono quelle di un popolo in festa. Sono le bandiere di gente ferita ma ancora in piedi. Gente a cui nessuno (men che meno un burattino in giacchetta gialla) può togliere la gioia di quell’ora, in mezzo alla propria gente, a cantare l’amore per la città e per la propria squadra di calcio.

AL DI LÀ DELLA PARTITA – I tifosi da salotto intorno – quelli di Cesena venuti a vedere la partita – guardano increduli. Qualcuno sposta lo sguardo dal rettagolo verde dove si sta consumando la farsa chiamata “partita” e guarda verso di noi. Qualcuno scatta delle foto, non credono ai loro occhi. Cosa avranno da cantare? Ma si sono accorti che stanno perdendo 3-0? Certo che ce ne siamo accorti, ma questo è un amore che è più grande di una partita, di una categoria, di qualsiasi sconfitta. Quello che è accaduto il secondo tempo di Cesena-Ascoli, vale, da solo, il prezzo del biglietto, del pullman, del tempo investito. Ed è qualcosa difficile anche da raccontare. Un grazie a chi per primo ha raccolto i cocci, agli ultras, a chi si è messo in prima linea e ha trascinato gli altri, dando un senso a quei secondi 45 minuti.

ASCOLI CALCIO SEI TUTTO PER ME –La partita finisce e poi si torna a casa. Torna sottile il dolore della sconfitta, gli spettri dei punti, la classifica, ma cresce una certezza: è vero, questo gioco è marcio, ne vediamo di ogni giornalmente. E sì, si può anche decidere di farla finita con questo teatrino. Ma per nulla al mondo si può mollare l’Ascoli Calcio. Per nulla al mondo si può mollare quel popolo in festa.

1 Commento

  1. Jack 3 febbraio 2016 at 06:13

    Da brividi…. presente ed a 50 anni CUSTODE DI UNA FEDE…. ti dico che con me… sciarpa di lana a linee orizzontali con annessi panini con porchetta, erano presenti due tifosi di 77 e 75 anni! Il segreto é uno solo per me…. da quando mi sveglio…. fischietto sempre due nostri cori…. AlealealealePicchio….. e Ascoli Calcio sei tutto per me…. fatelo anche voi… vi terrà allegri tutta la giornata… a me ieri m’é fatt passà lumal d’dient!!!

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