La gente come noi non molla mai

Nonostante la sconfitta, una giornata indelebile. La solidarietà concreta

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Screenshot_20170226-092034“La gente come noi non molla mai”. Lo urlano forte, a fine partita, gli oltre tremila spettatori della curva sud, rispondendo a un lanciacori improvvisato ma quanto mai gradito. Arrampicato in piedi sulla balaustra, sciarpa dell’Ascoli annodata al collo e megafono in mano, c’è Sergio Pirozzi. Vecchia conoscenza bianconera, per aver allenato in passato (con risultati discreti) la Primavera, ma diventato celebre a livello nazionale per l’attuale carica di sindaco di Amatrice.
Non poteva mancare sabato scorso, così come non potevano mancare Aleandro Petrucci e Stefano Petrucci, primi cittadini rispettivamente di Arquata del Tronto e Accumoli. L’iniziativa della tifoseria ascolana, ideata dagli Ultras 1898, li ha piacevolmente sorpresi e avevano già presenziato all’assemblea pubblica tenutasi in settimana presso la Casa della Gioventù.
In un paese soffocato da una burocrazia che sta facendo danni quanto le calamità, c’è anche chi preferisce i fatti ai proclami. Dopo gli aiuti concreti, avvenuti sul posto e nell’immediato, ecco un’idea geniale: una coreografia collegata a una donazione spontanea. Pochi fondi forse, ma disponibili subito, al contrario di quelli degli sms solidali ancora bloccati da vincoli giuridici. E utilizzabili per le esigenze indicate direttamente dai sindaci. Erano già stati al Del Duca in occasione di Ascoli-Spezia, hanno replicato con grande entusiasmo. Tutti e tre prima del fischio d’inizio hanno raccolto l’abbraccio ideale dello stadio. Aleandro indossava persino la maglietta dell’Ascoli, a suggello di un vincolo strettissimo. All’ingresso in campo delle squadre, più di 5mila bandierine sventolavano accompagnate dal coro “Ascoli è sempre al vostro fianco”. Poi la partita, scivolata via nella delusione dopo l’illusorio vantaggio lampo di Favilli. Ma quel siparietto finale con Pirozzi riaccendeva il ruggito della sud, soprattutto con il suo “noi non siamo terremotati”, urlato a squarciagola con grinta e grande dignità. Perché, come ha spesso ricordato, gli abitanti delle zone colpite dal sisma sono semplicemente degli sfrattati a termine. Niente e nessuno potrà privarli del proprio senso di appartenenza.

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