Andata senza ritorno: le 10 cause del disastro attuale

Siamo in un vicolo cieco: capiamo bene perché per poterne uscire

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2015-12-21 14.33.49Diciamoci la verità. Una volta raggiunta la Serie B – dopo l’insediamento di Bellini – nessuno di noi avrebbe mai pensato di poterla perdere. Anzi, era davvero difficile frenare la fantasia impegnata in pirotecnici voli pindarici. Ma la realtà è ben diversa da come la immaginavamo. Cerchiamo di analizzare le varie cause che hanno portato al disastro attuale.

 

1 – I MECCANISMI DEL MONDO DEL CALCIO. Abilissimo imprenditore di fama mondiale, Francesco Bellini ha rilevato l’Ascoli non solo per la sua passione verso il Picchio ma anche per fare un graditissimo regalo alla città. “Nella mia vita ho speso tanti soldi, ma questi sono quelli meglio spesi” disse con grande entusiasmo il 6 febbraio 2014 dal palco montato a Piazza Arringo dopo l’asta fallimentare. I suoi viaggi da Montreal ad Ascoli si sono intensificati, segno tangibile di quanto ci tenga alla sua creatura. Ma un conto è essere imprenditore, un altro è esserlo in un mondo particolare come quello del calcio, che vive di regole proprie. Il presidente fatica a calarsi nel suo nuovo ruolo e a ragionare in un modo completamente diverso da quanto è abituato a fare nei suoi affari.

2 – LA CHIAREZZA DEI RUOLI. L’obiettivo primario di Bellini è stato fin dal principio quello di creare una società solida e ben strutturata. Putroppo però si sono registrate alcune interferenze nei ruoli, portatrici sane di confusione e anche malumori. E il caos generato si ripercuote indirettamente anche sulla squadra. Bellini ha cercato di porre rimedio assegnando a ciascuno i propri compiti: a Marroccu l’area tecnica, a Lovato quella organizzativa. A fare le veci del presidente durante la sua permanenza all’estero è stato chiamato Giuliano Tosti, socio stimato da tutto l’ambiente per il suo equilibrio e la sua passione.

3 – L’INESPERIENZA. La società è giovane e si è trovata subito catapultata in Serie B. Una società solida e composta da gente perdutamente innamorata dell’Ascoli. Gente per bene, forse anche troppo in un ambiente popolato da squali famelici. Serve anche qualcuno con tanto pelo sullo stomaco, capace di battere i pugni sul tavolo ed alzare la voce al momento opportuno.

4 – SCELTE DI MERCATO. L’Ascoli sta pagando a caro prezzo l’anomalo calciomercato a cui è stato costretto. Avuta l’ufficialità della promozione soltanto il 29 di agosto, il club si è trovato ad aggiustare la rosa in fretta e furia. Il 20 settembre la piazza era entusiasta dei nomi eccellenti portati dal ds Marroccu, ma il campo ha invece evidenziato grosse carenze e alcuni vuoti incolmabili. Nella serie cadetta corsa e fame contano più dei nomi.

5 – LE LACUNE TECNICHE. Alcuni giocatori blasonati hanno deluso la piazza, altri emergenti non si sono invece dimostrati all’altezza della categoria. Determinate scelte si sono inoltre rivelate folli, come l’assenza di un vero terzino sinistro e la partenza delle ali che avrebbero potuto darci delle alternative anziché costringerci a fossilizzarsi sullo stesso modulo, finora improduttivo. Le scelte saranno state fatte da mister Petrone, ma comunque con l’avallo di chi era responsabile del calciomercato e della società.

6 – LO SPOGLIATOIO. I giocatori dicono che non c’è nessun problema, eppure dall’esterno sembra il contrario. E se i rapporti con Petrone non erano idilliaci, neppure quelli col subentrato Mangia sembrano perfetti. Al di là delle dichiarazioni di facciata, più di una volta il tecnico lombardo ha interrotto le sedute di allenamento per la poca attenzione di gran parte dei suoi uomini.

7 – IL PERMISSIVISMO. Durante la contestazione del post Novara, il ds Marroccu aveva promesso ai tifosi alcuni tagli eccellenti e che la squadra sarebbe andata in ritiro. Cosa poi non verificatasi. Lo si poteva agevolmente scoprire incontrando i giocatori a passeggio in centro oppure facendosi un giretto virtuale su Instagram o Twitter. Eppure il ritiro da loro tanto detestato ha portato due vittorie importanti contro Perugia e Ternana, 6 punti sui 7 totali conquistati dal nuovo tecnico.

8 – INFORTUNI, CAMPI E PREPARAZIONE ATLETICA. L’infinita catena di infortuni muscolari costringono Mangia a convivere con una costante situazione di emergenza. Si continua ad affibbiare la colpa al pessimo terreno del campo di allenamento dell’Eco Services, eppure è naturale avere dubbi anche sul tipo di preparazione atletica. Non è normale, per fare un esempio, che un ragazzo di 22 anni come Pecorini finisca abitualmente le partite con i crampi. I giocatori si lamentano continuamente di non allenarsi in strutture adeguate, la trattativa per il nuovo centro sportivo si è arenata proprio quando sembrava conclusa per i Campi Agostini. Tosti l’altra sera a RadioAscoli ha detto che entro fine gennaio si arriverà ad un accordo definitivo. C’è da augurarselo affinché questo problema, finora forse sottovalutato, non diventi cronico.

9 – AMMONIZIONI E NERVOSISMO LATENTE. Non bastasse la caterva di infortuni, ad inquinare le scelte di Mangia ci sono anche le ormai abitudinarie piogge di cartellini. La maggior parte dei quali dovuti a disattenzioni o palesi ingenuità. L’espulsione di Almici sabato col Novara è la fotografia di un problema che si farà sempre più fatica ad estirpare. Anche perché gli arbitri preparano le proprie gare attraverso un attento studio delle statistiche, di squadra e dei singoli. Dati che sicuramente non ci verranno in soccorso. L’Ascoli è la squadra più ammonita del campionato di B, come lo era l’anno scorso nel Girone B di Lega Pro.

10 – LA FAME. Sfogliando i dati degli ultimi campionati cadetti, solitamente servono 50 punti per guadagnarsi l’aritmetica salvezza. All’Ascoli servirebbe una marcia da play off nel girone di ritorno per recuperare il terreno perduto. Ma l’atteggiamento delle ultime settimane, con una grinta vista solo a sprazzi, non potrà essere sufficiente. Solamente l’unità d’intenti e la fame di chi vuole raggiungere l’obiettivo ad ogni costo potrebbero esserci d’aiuto. Una valutazione importantissima da fare per il prosieguo della stagione e nelle scelte di mercato che dovranno rivelarsi molto oculate. Chi non se la sente, fa ancora in tempo a farsi da parte.

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